14 dicembre 2012

Io continuo a scrivere

Io non ho perso l'abitudine, apparentemente anacronistica, di scrivere ! E quando intendo scrivere, parlo del tempo che dedico, da quando ho imparato a scrivere, alla mia corrispondenza. Ci fu un tempo in cui, vuoi il tempo libero, vuoi la spensieratezza del momento, producevo regolarmente delle missive di facilmente 20 pagine per le mie amiche più care e per mia sorella; nonostante tutto ho conservato l'abitudine di scrivere a tutti per le feste e il giorno in qui mancherò... vuol dire che probabilmente non ci sarò più. Se mi lasciasse andare alla psicosi "mamma li Maya", troverei poco ragionevole spendere una ventina di € in francobolli ma in fondo questi spiccioli non li dovrei lasciare a nessuno e perciò...perché no ! Comunque non ho assolutamente la pretesa di essere uno scrittore ma forse quella di sapere scrivere bene le lettere -per lo meno nella mia lingua e vi prego di perdonare i miei errori perché eccezionalmente non ricorrerò alle correzioni di mio figlio (rassicuratevi, parlavo di grammatica !)-e trovo un grande piacere in questa maniera di comunicare. Benché possegga due telefonini, che uso più che altro per tormentare i miei figli, la carta mi è da sempre amica e stranamente mi permette di esprimermi più spontaneamente. Dico stranamente perché in effetti per molti telefonare è il migliore modo per esprimersi ma per me non è cosi; la mia penna scivola sulla carta e la mia mente corre più veloce che se avesse il mio interlocutore di fronte a me. Talvolta, i miei parenti mi hanno esortato a scrivere e malgrado la soddisfazione del momento, mi accontento di scrivere la mia posta e qualche post senza troppe aspettative e per puro gusto !

1 commento:

  1. Ciao,

    anch'ìo referisco la scrittura per diversi motivi. Il primo è che nessuno ti interrompe, cosa ormai impossibile nella lingua parlata, quindi puoi esprimere compiutamente il tuo pensiero. Il dialogo verbale ormai è per me il residuo di un'altra epoca, semplicemente non esiste più. Mi ricorda il calcio moderno: prima degli anni 80 ogni squadra tentava di costruire il proprio gioco e la migliore poteva vincere. Poi si comprese che era molto più produttivo ricorrere ai falli per spezzare il gioco dell'avversario e impedire alla squadra tecnicamente più forte di costruire il proprio gioco.

    Nel dialogo verbale è lo stesso: la parte meno dotata ha scoperto che basta impedire all'altra di parlare, infatti non si cerca di costruire un ragionamento, ma di distruggere quello altrui. E funziona, perché "qualunque imbecille può far saltare i nervi ad una persona intelligente, basta che lo voglia" (non ricordo se l'ha detto Mark Twain). Nella scrittura almeno puoi essere sì contestato, ma solo dopo che hai finito di scrivere.

    E poi il messaggio scritto arriva quando il ricevente è disposto a leggerlo, può metterlo di lato e riprenderlo quando sarà sereno d'animo, niente di peggio che cercare di parlare con uno che ha i suoi cinque minuti di stress che raggiungono il picco, anzi in quei casi è meglio non parlare perché si combinano solo danni.

    Scrivere in questo caso vuol dire evitare di incrementare lo stress che è già ampiamente presente nel mondo moderno e che si manifesta anche con certi ringhi nella voce tali da scoraggiare qualunque tentativo di dialogo costruttivo.

    E poi, se d'improvviso arriva un pensiero, un bel pensiero destinato a scivolare e a perdersi nel nulla infinito, perché non provare a fissarlo, anche solo per qualche minuto, perché non provare a seguirne il filo, vedere cosa si nasconde all'altro capo di quel filo, se c'è qualcosa, se non c'è niente ed è una strada che si perde nel vuoto, se è possibile costruire sulla carta una nuova strada per qul pensiero, affinché esso non sia passato invano...

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